Nucara: "La Voce" penalizzata

Decreto "Milleproroghe", dichiarazione di voto dell'on. Francesco Nucara.

Signor Presidente, noi Repubblicani abbiamo votato la fiducia al Governo su questo provvedimento, e, quindi, voteremo a favore anche del provvedimento stesso. Ci meravigliano le polemiche dell'opposizione. Decreti-legge milleproroghe sono stati fatti da tutti i Governi, prima, durante e dopo, senza distinzione di colorazione politica. Tutte le opposizioni hanno criticato i Governi che facevano decreti-legge milleproroghe. Quindi, mi meraviglia che l'opposizione faccia questa tiritera su un provvedimento che, purtroppo, è quasi nella normalità. Ci auguriamo che il Ministro Calderoli, nel prosieguo della sua attività, possa maggiormente semplificare una legislazione farraginosa e confusa, evitando per il futuro i decreti-legge milleproroghe.

Vorrei soffermarmi, in particolare, sull'articolo 41-bis. Signor Presidente, ironia e tragicità dei numeri. L'articolo 41-bis di questo provvedimento riguarda l'editoria. Avevamo avuto assicurazione dal relatore del provvedimento qui alla Camera e dal relatore al Senato, dalle forze politiche e dal Governo che nel provvedimento sarebbe stata inserita la questione de La Voce Repubblicana.

La Voce Repubblicana è il giornale del mio partito e sotto la sua testata reca scritto "Quotidiano del Partito Repubblicano Italiano", la stessa dizione che c'era nel 1921, 88 anni fa. È l'unico giornale che ancora reca la dizione di organo ufficiale di un partito, ma mi si dice un partito piccolo. Non pesava e non peserebbe sul bilancio dello Stato, in quanto La Voce Repubblicana usufruisce ora, in questo momento, dei fondi per l'editoria, ma avremmo voluto che fosse definito un giornale di partito.

La Voce Repubblicana, signor Presidente, è un giornale che è stato diretto da Giovanni Spadolini, da Giovanni Conti, da Ugo La Malfa, da Randolfo Pacciardi, da Francesco Perri; non è un giornale che nasce per caso, per prendere i soldi dell'editoria. È un giornale che esiste da 88 anni, che è stato chiuso dal fascismo, che è stato riaperto nel dopoguerra e che fa una battaglia di minoranza, ma per la democrazia; non fa una battaglia per i fondi dell'editoria, che, purtroppo, altri fanno. Perché, allora, contrastare questa piccola forza politica e questo piccolo giornale? Ma su questo tema ritorneremo, non molleremo la presa. Non vogliamo sentir parlare di articolo 41-bis né per la mafia né per l'editoria.

Roma, 24 febbraio 2009